Negli anni che hanno caratterizzato l’Italia per una domanda interna stagnante ed un potere d’acquisto delle famiglie in costante calo, tra i tanti a farne le spese sono stati i produttori di mobili. Questo perché gli alti costi fissi dei reparti produttivi e l’idiosincrasia degli investimenti non hanno permesso alle varie realtà italiane di aumentare la percentuale di guadagno netto su ogni singola vendita, così da ridurre l’impatto del calo della domanda, e di snellire la struttura aziendale. Molto spesso la soluzione è stata la delocalizzazione, ma questa via ha riguardato per lo più le grandi imprese. Le piccole che non sono riuscite a restare sul mercato investendo sulla qualità e concentrandosi su nicchie competitive si sono rassegnate ad un lento ed inesorabile declino e nel più nero degli scenari sono addirittura sparite, schiacciate dalla concorrenza a bassi costi dei produttori di massa.
La svolta per queste realtà può essere senza dubbio rappresentata dall’internazionalizzazione. L’Europa, gli Stati Uniti e i paesi in via di sviluppo, su tutti il Medio oriente, sono il bacino di utenza del prossimo futuro. Spetta solo agli imprenditori italiani con voglia di esportare nel mondo la qualità nostrana di scegliere se rassegnarsi ad un futuro in cui i fasti del passato saranno un lontano ricordo o cavalcare la globalizzazione e aggredire le nuove frontiere con un programma di internazionalizzazione.